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REGIONE LOMBARDIA: PER FARE CARRIERA OCCORRE “INETTITUDINE DIRIGENZIALE”

Mi è stata segnalata una sentenza del 2017 della Corte dei Conti in cui si stigmatizzava il comportamento dei dirigenti sotto indagine per danno erariale come “approssimativa” che denota “una grave mala gestio da parte dei vertici e dirigenti di ARIFL” e per chiudere si parla di “inettitudine dirigenziale”. Al di là che la sentenza è stata di non accoglimento delle istanze della Procura circa il danno erariale, sono gravi le affermazioni della Corte circa la responsabilità gestionale dei dirigenti. Ci si aspetterebbe che questi dirigenti vengano comunque allontanati o che vengano prese delle adeguate sanzioni disciplinari. Ma in Lombardia accade invece l’esatto contrario. Un dirigente con le credenziali di cui alla sentenza 88 del 2017, se dotato di giusti appoggi politici, diventa direttore generale di una ATS. In un’azienda normale, o in uno stato di tradizione culturale anglo-americana,  verresti mandato a casa, qui da noi viene promosso o confermato nell’incarico. I fatti in questione erano poi affidamenti di consulenze in qualche modo dubbie. E’ chiaro che in questo modo un sistema malato non fa altro che procrastinare la sua sopravvivenza a spese nostre. Il problema non è l’Umbria o la Lombardia ma è che se non si cambiano le persone, queste tendono per istinto di sopravvivenza, a preservare un sistema basato sul favore, sull’omissione e in definitiva sulla garanzia di ogni impunità per chi non è all’altezza del proprio compito, ma è fedele al sistema di complicità su cui si basa l’Italia. Cambiare non sarà facile, perchè è tutto talmente pervaso da questa perversa spirale di illegalità diffusa, ma abbiamo il dovere di provare. E il modo più semplice per farlo è andare a votare e dando il voto a chi si è sempre distinto nella lotta alla “mala gestio”.

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