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TRASFORMARE IL PARCO DI MONZA IN UN LUNA PARK E’ DA IRRESPONSABILI

Sempre di più il Parco di Monza e le sue pertinenze come la Villa Reale e l’Autodromo, sembrano diventare oggetto di speculazione. La gestione della Villa Reale al soggetto privato si è dimostrata un fallimento e ora, ovviamente, a provare a tirare fuori le castagne dal fuoco sono chiamati in soccorso gli enti pubblici proprietari con la rinegoziazione di un contratto meno “oneroso” rispetto a quello attuale. Il Consorzio, che doveva essere il fulcro di ogni iniziativa all’interno del Parco di Monza, si è dimostrato incapace di gestire la situazione definitivamente sfuggitagli di mano. Ha dovuto farsi passare sotto al naso il pacchetto da 55 milioni di euro e utilizzati in piccolissima parte, per poi vederli finire nelle mani di Infrastrutture Lombarde. Come dire: dalla padella alla brace. Per il Gran Premio di F1, sembra che si sia riusciti a trovare, dopo infiniti tira e molla, un accordo con Liberty Media per assicurarsi l’evento fino al 2024 a prezzi di investimenti che la sanità pubblica (quella sì che ne avrebbe davvero bisogno) se li sogna. Si parla di una spesa, extra contratto, di 100 milioni di euro per adeguare la pista alle esigenze del circus della Formula Uno. Oltre ai 5 milioni all’anno che la Regione Lombardia, ossia i cittadini lombardi che pagano le tasse, sborsano per il Gran Premio. Ci sono poi altrettanti 12 milioni che ACI, ossia gli automobilisti che pagano le loro spese all’ente, perdono per la gestione della gara. Poi altri 10 milioni all’anno che la Lega a Roma chiede al Governo per poter pagare il contratto a Liberty Media. Come se non bastasse, l’idea balzana già in atto da diversi anni ma che si vuole rendere ancor più concreta: la trasformazione del Parco in una grande discoteca a cielo aperto con concerti e iniziative di vario genere sul modello Disneyland.

Quello che dà parecchio fastidio in tutto questo è la doppia faccia di tutti i politici che si prodigano a voler colare cemento sul Parco di Monza e poi, a parole, sono altrettanto solidali nello sposare le idee e congratularsi per la forza d’animo di Greta Thunberg (un po’ meno in Regione Lombardia dove, più coerentemente, la risoluzione sui cambiamenti climatici presentata dalla Lega è stata bocciata dalla maggioranza stessa, segno che dell’ambiente, a chi governa la Regione, importo meno di niente).

Ma ha senso spendere tutti questi soldi pubblici per trasformare un’oasi verde in un Parco divertimenti? Non è forse il caso di interrogarsi seriamente su quale tipo di sviluppo, tutti insieme, vogliamo puntare? Se poi andiamo ad analizzare nello specifico la gara di F1 a Monza, va ricordato che il ritorno economico degli investimenti è, per stessa ammissione del presidente dell’ACI, Sticchi Damiani, in perdita. Non a caso, tutti i Paesi che non dispongono di elevate risorse economiche, abbandonano l’idea di prolungare i contratti per avere il GP di F1. E, altro dettaglio da tenere in conto prima che possa succedere qualcosa di simile anche al Parco di Monza, persino i parchi divertimenti modello Eurodisney sono in pesante perdita. Sarebbe decisamente più opportuno, questo sì, che gli investimenti pubblici siano destinati in massima parte a contrastare i mutamenti climatici prima che questi diventino irreversibili (sempre ammesso che non lo siano già). Spendere milioni di soldi pubblici per “urbanizzare” un Parco è assolutamente da irresponsabili.

Diverso potrebbe essere il discorso legato al fatto che il circuito possa essere adibito alla ricerca scientifica in relazione alla “guida autonoma” come pensato dal vicepresidente di Regione Lombardia, Fabrizio Sala. Peccato che anche qui siamo già oramai fuori tempo massimo. La tecnologia ha tempi molto più rapidi di quelli della politica, tanto che il vero problema che devono fronteggiare i progettisti di auto a guida autonoma è l’assenza di una legislazione uniforme sul tema, in maniera tale che possa lanciare definitivamente questo sistema di guida. Insomma, quello proposto da Sala è l’ennesimo specchietto per le allodole di chi vuole essere lasciato indisturbato nella gestione di un’enorme quantità di denaro che con la finalità pubblica ha ben poco da spartire.

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