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LA GIUNTA PER IL REGOLAMENTO TRATTA LA MIA PROPOSTA SUL PARERE OBBLIGATORIO DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE

Nella giornata di ieri si è svolta la prima seduta della Giunta per il regolamento del Consiglio regionale per valutare la mia proposta di modifica al Regolamento generale del Consiglio regionale, la quale mira a introdurre, nella fase istruttoria del procedimento legislativo, una sorta di “controllo filtro” circa la conformità dei progetti di legge regionale alla Costituzione. Si tratta di una proposta molto “light”, in quanto le condizioni politiche non sono tali da permettere troppe concessioni alle minoranze. In sostanza, si prevede che prima della votazione finale di un progetto di legge in commissione un consigliere possa richiedere una verifica di legittimità costituzionale alla commissione “Affari istituzionali”, la quale deve rispondere entro il termine di 5 giorni. L’invio alla commissione “Affari istituzionali” è subordinato all’approvazione da parte della maggioranza della commissione di merito. Si tratta, quindi, di un controllo eventuale, preventivo, obbligatorio (laddove richiesto) ma non vincolante: un meccanismo talmente edulcorato rispetto a una problematica tanto importante che non dovrebbe nemmeno sorgere il dubbio in merito alla sua approvazione! Ed invece Forza Italia, il partito più conservatore e con un leader talmente anziano da non poter fare campagna elettorale, ha mostrato perplessità in relazione alla necessità di introdurre una tale modifica, lamentando il possibile allungamento dei tempi di approvazione delle leggi che – a parer loro – ne conseguirebbe. Ora, dato che non è possibile un utilizzo ostruzionistico della disposizione (essendo richiesta la maggioranza per l’invio alla “commissione filtro” ai fini dell’espressione del parere!), mi chiedo cosa osti all’approvazione di una modifica regolamentare che apporterebbe soltanto dei benefici al processo di produzione normativa regionale. Forse la volontà di avere le mani completamente libere nella cruciale fase in cui arriveranno le 23 materie previste dal c.d. regionalismo differenziato? Proprio ieri sulle colonne del Corriere della Sera si poneva l’accento sull’attenzione che tutti gli attori coinvolti nell’attuazione della riforma costituzionale del 2001 dovranno porre per evitare di fare un pasticcio e trovarsi nella situazione in cui versano il Belgio, «quasi sparito alla fine di un decentramento non lineare»  o la Spagna, la quale «affronta la rivolta catalana». Se l’attuazione della riforma costituzionale del 2001 – e, segnatamente, dell’articolo 116, comma 3 – non sarà adeguatamente realizzata, i rischi per l’unità della Repubblica potrebbero essere devastanti, pertanto è doveroso procedere ad adeguate analisi e verifiche preliminari. Considerato che il mio elettorato mi chiede a gran voce di ponderare adeguatamente le scelte in merito al regionalismo asimmetrico, al fine di evitare la disgregazione dello Stato, mi sono attivato affinché si inizi a parlare, con fatti concreti, di come si intenda intervenire in una materia tanto delicata.

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