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LAVORO PRECARIO IN SANITA’: UNA CROCE PER I LAVORATORI

Sempre più arrivano segnalazioni da parte di lavoratori della sanità circa la difficile situazione di coloro che sono impiegati tramite le agenzie di lavoro somministrato, le cooperative sociali o comunque sono in situazione di precariato. Tra lavoratori delle strutture accreditate che non percepiscono gli stipendi, oppure i dipendenti di cooperative sociali sottopagati e inquadrati nei modi più fantasiosi, fino ai lavoratori delle agenzie interinali che vedono la stabilizzazione come un miraggio, per tanti lavoratori del comparto sanitario il rapporto di lavoro è sinonimo di sfruttamento. Gli esempi sono talmente numerosi che occorre dedicare un capitolo specifico ad ogni storia che è sempre accomunata della scarsa “dignità” che Regione dedica al lavoro e ai lavoratori.

Dall’Ospedale San Gerardo di Monza fanno sapere per esempio che “le sostituzioni di personale avverranno solo per i tempi determinati in scadenza e non rinnovati attraverso utilizzo di personale dalle agenzie interinali”. Il lavoro interinale per Regione Lombardia vale 46 milioni di euro all’anno e la percentuale di intermediazione che ricevono le agenzie di lavoro interinale ammontano a oltre 1 milioni di euro. Il numero delle persone coinvolte è di oltre 1.250, per quasi 2 milioni di ore lavorate ma con differenti “pesi” tra le singole ASST. Ma perché si decide di utilizzare il lavoro in somministrazione o al limite il lavoro a tempo determinato? E perchè queste diversità tra le ASST? Non ci pare che la Sanità sia un settore con fluttuazioni della domanda. Si dovranno sostituire maternità e ferie ma in generale non dovrebbero esserci difficoltà di programmazione. Tra l’altro con il lavoro interinale il costo di impiego del personale aumenta per la percentuale di intermediazione della società di lavoro temporaneo. Ancora peggio se l’Ospedale decidesse per contenere i costi di rivolgersi a fantomatiche cooperative che spesso di “mutualistico” hanno ben poco. Insomma ci pare che la Sanità sia una “croce” per certi lavoratori. E non intendo quella rossa delle ambulanze ma quella della crocifissione del diritto ad avere un lavoro dignitoso come previsto dalla Costituzione.

 

 

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