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QUANTO GUADAGNA LA SANITÀ’ PRIVATA?

Prima di decidere come spendere i propri soldi ci si dovrebbe informare per cercare di utilizzarli nel modo più efficiente vista la generale scarsità di denaro. Quindi per capire perchè le Regioni dovrebbero intervenire a sostegno economico delle aziende private del Sistema sanitario cerco di ricostruire la situazione. Il 5 marzo 2019 la presidente di AIOP dichiara che «le strutture private non operano in un sistema di libero mercato, ma in un sistema in cui sono la componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale. E se firmassimo il contratto oggi ci troveremmo quindi davanti ad un problema ben più grave del rinnovo del contratto: il fallimento di molte aziende. Comprendo la decisione dei sindacati di interrompere le trattative – conclude la Cittadini – ma bisogna coinvolgere le Regioni». Questo il contenuto della lettera inviata al Ministro Speranza dal Presidente della Conferenza Stato Regioni Bonaccini in data 17 ottobre 2019 “Ora si apre più di uno spiraglio per lo sblocco del rinnovo dei contratti della Sanità privata entro il 2020. A dare la spinta le Regioni che dopo aver incassato i 2 miliardi in più per il Fondo sanitario per il 2020 sono pronte a impegnarsi in questa partita che per le stesse Regioni – che si accollano il 50% del rinnovo – vale 150 milioni. L’accordo in Conferenza delle Regioni prevede infatti che verificato «l’impegno del Governo ad una modifica normativa per consentire la rivisitazione del vincolo fissato dal DL n. 95 del 2012 sugli acquisti di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati per tutte le Regioni» c’è la disponibilità delle Regioni «ad intervenire a partire dal 2020 per una positiva conclusione della vertenza per il rinnovo del Ccnl della Sanità privata attraverso un aumento del budget delle prestazioni fino al 50% dei costi del rinnovo contrattuale che ogni Regione verificherà a livello territoriale. Resta fermo – conclude il testo dell’accordo – che ciascuna Regione si farà carico di individuare le modalità attraverso le quali assicurare il contributo per il proprio territorio». A commento della vicenda leggiamo su quotidiano sanità del 05 novembre 2019 che “Una disponibilità che la Lombardia ha colto al balzo, annunciando lintenzione di andare verso laccordo per il rinnovo del contratto che in regione interessa 26.825 lavoratori e consentirà ai dipendenti di ottenere in busta paga 150 euro lordi in più al mese mentre il valore dell’incremento complessivo annuo è di circa 80 milioni di euro”. A seguito di mia interrogazione sulla vicenda, pare incredibile l’assessore Gallera non sia stato in grado di fornirmi le cifre sopra indicate. E nel deliberato del 5  agosto 2020 nessuna cifra è riportata. Quindi al momento con i numeri non ci si azzecca e la questione merita un approfondimento che dovrebbe fare chi di dovere prima di decidere.

Premesso che chi lavora con il Servizio Sanitario Regionale è tenuto agli obblighi di trasparenza previsto per gli enti pubblici, in teoria si dovrebbe trovare sui siti dei privati il bilancio dell’anno 2019. Non si trova nemmeno quello del 2018 e quindi per ricostruire la reddittività di questi campioni dell’imprenditoria non possiamo avvalerci di dati recenti, che vengono opportunamente occultati ma dobbiamo utilizzare dei report di Mediobanca e Cergas Bocconi. Purtroppo sono dati riferiti i primi al decennio fino al 2014 e il secondo all’anno 2018 e 2017. Se pensiamo che questo è un mercato che vale quasi 50 miliardi di euro pare evidente che ci sia una certa riluttanza a capire chi ci guadagna e chi ci perde.

Mediobanca afferma: “Un aspetto curioso riguarda lelevata fiscalità: nel quinquennio i gruppi hanno versato 428,7 milioni di imposte su utili ante imposte pari a 599,4 milioni, per un tax rate medio del 72% circa”. Il significato di avere un tax Rate così elevato è perchè c’è una elevata discordanza tra quello che è il reddito civilistico e quello fiscale. Cioè molti costi che vanno a decurtare il conto economico e quindi riduco l’utile, non sono considerati dallo Stato fiscalmente deducibili. Quindi il dato di bilancio è da prendere con le “pinze” in quanto ci sono molte operazioni che il fisco ha considerato essere non inerenti l’attività e quindi fonte di reddito.

Ma dalla analisi delle tabelle è evidente che la redditività di questi gruppi è elevatissima (addirittura al 22 % per Humanitas roba da far rabbrividire perfino Apple). E che dai numeri di sintesi pare evidente che possono sostenere la piena remunerazione dei fattori della produzione. Il capitale è pacifico che in questi anni è stato ben remunerato, mentre per il lavoro per l’adeguata remunerazione si richiedono contributi pubblici in termini di aumento delle prestazioni e tariffarie.

 A questo punto mi chiedo ma perchè Regione Lombardia non fornisce le cifre esatte di quanto costa l’operazione? E poi perchè se proprio deve pagare il contribuente per il rinnovo contrattuale non si vincolano almeno i privati a restituire questo “contributo” nel caso si generi un profitto eccessivo rispetto al normale? Regione Lombardia ha circa 1.000 strutture accreditate. Come potrà avvenire una equa “perequazione” di quanto stabilito? Non è che l’ampliamento andrà solo a beneficio di pochi grandi gruppi visto che di fatto si opera in un mercato che è di piena concorrenza? Ma soprattutto se i privati vogliono pagare i lavoratori con i nostri soldi che almeno ci mettano nelle condizioni di accertare pienamente cosa c’è nei loro bilanci mediante la pubblicazione sui siti internet come previsto dalla vigente normativa. In carenza di queste risposte quello a cui stiamo assistendo è una fregatura uguale a quella delle Autostrade.

 

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