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RENDICONTO 2017: UN VOTO NETTAMENTE CONTRARIO

Grazie Presidente,

quest’oggi siamo chiamati ad approvare il conto consuntivo 2017 per il quale questo Consiglio non può che limitarsi esclusivamente a valutarne gli effetti, non avendo contribuito alla sua realizzazione, essendo relativo alla legislatura precedente. Ma l’occasione è ugualmente importante affinchè, nell’esprimere le valutazioni negative su quanto presentato, si possano cogliere dei validi suggerimenti per evitare che taluni comportamenti vengano replicati nel corso di questa legislatura. I componenti del Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle sono stati eletti per difendere l’ambiente, i lavoratori e, in generale, tutti coloro che vertono in uno stato di bisogno, a cominciare da chi ha problemi di salute. Quindi non possiamo che ribadire la nostra contrarietà nei confronti di chi ha concesso un finanziamento agli Open di Golf per una cifra che, seppur modesta per il bilancio regionale, e cioè 500.000 €, avrebbe potuto essere utilizzata in molte altre iniziative più utili per la collettività. Il finanziamento di uno sport esclusivo, in un Parco pubblico, dietro il pagamento di un canone ridicolo non è tuttavia l’unica cosa che fa scandalo. Il peggio lo si è raggiunto con la “parodia” circa il mantenimento del Gran Premio di Formula 1 a Monza. Qui, per finanziare un “circo” indagato per evasione fiscale internazionale, si è perfino intervenuti per via parlamentare, con una norma ad hoc sull’ACI. Tramite i proventi del Pubblico Registro Automobilistico, adempimento assolutamente inutile, l’ACI può infatti finanziare il Gran Premio per un importo di 60 milioni in tre anni, insieme a Regione Lombardia che lo finanzia con un importo di 5 milioni all’anno. Da parte nostra vorremmo che i soldi pubblici venissero esclusivamente concessi a coloro che hanno il massimo rispetto per la legge.

Ma le somme appena citate, sono assolutamente irrilevanti, rispetto al comparto sanità che assorbe fino all’ 85 % del bilancio regionale.  La tendenza all’aumento della spesa sanitaria è proseguita anche nel 2017: il finanziamento delle ATS, passa da 12,9 miliardi nel 2015, a 14,03 miliardi nel 2016, a 14,10 miliardi nel 2017 (più 0,5 per cento rispetto al 2016).

In aumento anche il finanziamento delle aziende ospedaliere, che passa da 1,81 miliardi nel 2015, a 2,17 miliardi nel 2016, e 2,27 miliardi nel 2017 (più 4,6 per cento rispetto al 2016).

A fronte di una spesa per acquisti di servizi sanitari per complessivi 9.766.322.000, ben il 45,69 % è di competenza privata per complessive 4.462.266,000 €. A ciò si devono aggiungere gli acquisti di servizi socio sanitari da privato, che ammontano a 2.875.375.000 euro, rappresentando quasi il 50% degli acquisiti di servizi socio – sanitari sul territorio regionale. Come avviene il controllo sull’erogazione di una tale immensa somma di denaro? In maniera tutt’altro che efficace, a giudicare dai numerosi scandali.

Per rimanere nella competenza economica del 2017 possiamo citare:

la sponsorizzazione delle protesi che ha condotto agli arresti di alcuni medici presso l’Istituto Gaetano Pini e di alcuni chirurghi del Policlinico di Monza che, secondo la Procura, hanno favorito una società privata, comprando a spese degli ospedali protesi ortopediche e moltiplicando il numero delle operazioni, con la complicità di medici di base e manager.

Per cercare di arginare quello che sembra essere una fonte inesauribile di arricchimenti illeciti, la Regione ha istituito nel 2015 l’Agenzia per i Controlli del sistema socio-sanitario. A seguito di inizio attività nel 2016, l’Agenzia ha svolto nell’anno 2017 la sua attività per l’intero, con un costo pari 2.391.000 euro.

Al di là di una attività dell’Agenzia circa la customer satisfaction degli utenti, di cui sinceramente non si sentiva il bisogno, dato che le lunghe liste di attesa sono sufficienti a valutare l’umore degli utenti, si è faticato a definire un ruolo a questa struttura.

Certamente qualche suggerimento corretto come quello circa i rilievi delle funzioni non tariffabili, che impattano sul bilancio regionale per circa 800 milioni di €, lo si è ottenuto. Per funzioni non tariffabili ricordo ai presenti che esse rappresentano quelle prestazioni che sono remunerate a forfait, e non con DRG, e quindi non facilmente controllabili.

L’Agenzia ha identificato 4 funzioni classificate come “non più attuali” il cui costo è stato stimato pari a € 210 milioni, e che rappresenta un ammontare di risorse potenzialmente “riorientabili” in funzione delle strategie di sistema. Ma non pare che la Giunta abbia saputo cogliere il consiglio ricevuto dall’agenzia rimasto lettera morta.

L’Agenzia, purtroppo, non svolge un controllo diretto sugli erogatori né sui requisiti, né sulle produzioni, ma fornisce agli operatori, cioè alle ATS, gli indirizzi tecnici e metodologici affinché i controlli siano efficaci e pertinenti e siano anche omogenei su tutto il territorio regionale.

L’Agenzia, non avendo possibilità di sanzionare e di ispezionare, è chiaro che ha dovuto concentrarsi su dei metodi di controllo innovativi. Non avendo compiti ispettivi, parola che sembra ignorata, temuta o semplicemente poco desiderata, l’Agenzia si concentra sull’utilizzo dei cosiddetti sistemi esperti che, in base ai dati storici, producono dei modelli proiettati nel futuro con i quali confrontarsi.

Ritengo che si sia persa un’occasione per utilizzare dei metodi di controllo tradizionale, fondati sul modello del sistema ispettivo, per affidarsi a metodi troppo complessi e dalla dubbia validità.

Mi chiedo poi chi avrebbe dovuto ispezionare e controllare la Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB), ammesso che lo si voglia fare.

Premesso che non abbiamo pregiudizi nel caso di gestione della cosa pubblica utilizzando strumenti privatistici, come per esempio l’utilizzo dello strumento dell’accreditamento se correttamente verificato e gestito, appare invece assolutamente fuori luogo che Regione Lombardia si impegni nel campo della ricerca biomedica. In particolare se poi questa ricerca viene fatta pagare a caro prezzo ai cittadini lombardi. La Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica (FRRB) è un’istituzione di diritto privato costituita da Regione Lombardia nell’ottobre 2011 allo scopo di promuovere e valorizzare la ricerca scientifica nel settore delle Scienze della Vita, in particolare in ambito biomedico.

Tale Fondazione ha erogato finanziamenti ad una società partecipata al 100% la NMS Group S.r.l.  sulla quale non viene esercitato il controllo e con un forte indebitamento verso il sistema bancario. Prova né sia che nel corso del 2016 la partecipazione di Fondazione in NMS Group S.r.l. è stata svalutata per un importo di circa 17 milioni di euro, azzerandone di fatto il valore di iscrizione nel bilancio della Fondazione stessa. Se poi consideriamo che il credito di 35 milioni di Finlombarda nei confronti della Fondazione appare inoltre di non certa escussione dato che con delibera di Giunta n. 6710/2017 la relativa restituzione è stata prorogata al 30/6/2018 siamo di fronte alla classica bad company. Anche l’aumento di capitale di 20 milioni erogato dalla Regione a favore della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica nel corso del 2017 mostra elementi di criticità nella misura in cui è stato utilizzato per circa 13 milioni di euro per ripianare perdite pregresse della Fondazione; da evidenziarsi inoltre che lo statuto della Fondazione prevede che in caso di estinzione il patrimonio residuo venga devoluto “ad altri Enti che perseguono finalità analoghe, ovvero ai fini di pubblica utilità”. Cosa si riuscirà a devolvere è un mistero, per il momento rileviamo la certezza che a pagare è sempre l’ignaro cittadino. Auspichiamo di ascoltare in quest’aula, da chi di dovere, la strategia per portare nelle casse regionali i milioni di euro versati nelle casse della Fondazione e salvaguardare gli oltre 400 posti di lavoro della  NMS Group S.r.l..

Ma se nel sistema sanitario, a fronte delle immense risorse spese, le zone d’ombra sono molteplici, nell’affrontare il sistema delle partecipate l’oscurità ha senza dubbio la meglio.

Al di là dei rilievi che la Corte dei Conti ha sollevato, e alla riscontrata necessità di commissionare, da parte della nuova Giunta, una “due diligence” su alcune società regionali, vi sono almeno due vicende che occorre approfondire. In primo luogo la vicenda Expo che determina per l’ennesima volta di dover ripianare le perdite di questa società rendendo palese che, oltre ai noti guai giudiziari e allo scarso rilievo scientifico della Esposizione Universale, l’iniziativa è stata anche un fallimento economico. La società ha cumulato perdite per complessivamente € 101 milioni di euro. La società nel 2015 dalla vendita dei biglietti e sponsorizzazione ha incassato solo 744 milioni di euro, mentre ha contabilizzato, tra i ricavi, ben un miliardo e 200 di euro di contributi dai soci. Solo Regione Lombardia ha trasferito ben oltre 160 milioni di euro nella società Expo. Le prospettive non brillano in Arexpo dove  la perdita sarà parzialmente coperta utilizzando il versamento in conto capitale di 12 milioni concesso da Regione Lombardia per la realizzazione del progetto Fast Post Expo. Senza considerare la difficile situazione finanziaria in cui versa la società.

Situazione ancora più allarmante è quella del gruppo ASAM, per il quale ci si augura che la liquidazione possa chiudersi nel corrente esercizio, e delle società controllate Serravalle e Pedemontana. In attesa di conoscere se anche nell’anno 2017 le perdite di Pedemontana hanno impattato in maniera significativa sul patrimonio  di Serravalle, non si menziona in nessun documento la lettera di patronage che Regione Lombardia ha sottoscritto a favore di Banca IMI a garanzia dei prestiti di Pedemontana per evitarne il fallimento. Nel Bilancio Regionale non c’è traccia di questa garanzia nemmeno nel riepilogo delle garanzie, che ammonta a 91.872.507 €. Che fine ha fatto questa garanzia da 300 milioni di euro sul prestito ponte necessario a Pedemontana per non chiudere? Se sono soldi che ci dovranno eventualmente rimettere i cittadini lombardi non dovevano trovare collocazione nel bilancio di Regione Lombardia? Oppure non si tratta di una vera garanzia perché nemmeno l’allora governatore Maroni credeva nella realizzazione dell’opera?

Venendo poi alla situazione organizzativa interna, si conferma anche nel 2017 un’incidenza molto alta del numero di posizioni organizzative, che sono pari a circa un quinto dell’intero personale di ruolo. In pratica abbiamo un esercito fatto in prevalenza di colonnelli. Positivo il fatto che negli enti del SIREG non vi siano casi di persone che, pur essendo in quiescenza, ricevono incarichi retribuiti in applicazione dell’art. 5, comma 9, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, che possono ricoprire l’incarico solo a titolo gratuito. E’ bene rammentare questo come monito per il futuro.

Infine viene dato ampio spazio alla puntualità dei pagamenti da parte di Regione verso i propri fornitori, anche se poi questi si guardano bene dal replicare questo virtuoso comportamento verso la catena di fornitura.

Ci si augura che possa essere dato rilevante spazio, nella prossima relazione al bilancio 2018, circa la situazione delle liste di attesa nelle strutture ospedaliere con l’indicazione di cosa si è fatto per la loro riduzione e di quante risorse sono state spese per tale finalità.

Grazie per l’attenzione e il voto del Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle sarà ovviamente contrario.

 

 

 

 

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