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COMMISSIONE CARCERI: AUDIZIONE DEGLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA

Questa settimana in commissione carceri abbiamo incontrato le organizzazioni sindacali degli agenti di polizia penitenziaria. E’ stato un incontro molto interessante per comprendere pienamente le problematiche del carcere. Già con l’incontro con il dr. Pagano (storico direttore di San Vittore e altro) era stato chiaramente detto che il carcere così come è strutturato non tende alla rieducazione del detenuto, ma spesso diventa un luogo ove si affinano ulteriori capacità criminali oltre a conoscere altri soggetti con cui delinquere. Il fenomeno della recidiva è infatti maggiore tra la popolazione carceraria rispetto a quella destinataria di misure alternative. Insomma il carcere come “covo di energie negative” ove agli agenti di polizia non è dato solo il compito di mantenere l’ordine dell’Istituto penitenziario e custodire di detenuti, ma anche quello di doversi “inventare” infermieri e psicologi. Con tutto che con una popolazione carceraria che per la metà è straniera, il problema è proprio di comunicazione. Senza contare i rischi di contrarre malattie come la scabbia e la TBC con il rischio di portarle a casa. E quando l’agente non vive in caserma (in alloggi che sembrano celle), ma riesce a pagare l’affitto di un appartamento il rischio è quello di portare la tensione emotiva nelle mura domestiche. Da segnalare che tra i corpi militari quello della polizia penitenziaria è quello con il più alto tasso di suicidi. D’altronde non è facile avere a che fare con detenuti che sono affetti da malattie psichiatriche (ed evidentemente il carcere non è il luogo di cura ideale) o tossicodipendenti in crisi di astinenza. Tutto questo naturalmente per uno stipendio a volte di poco superiore di quello dei detenuti che lavorano in carcere. Quello che chiedono gli agenti è che le istituzioni facciano la loro parte con una assistenza sanitaria che possa almeno alleggerire i compiti degli agenti, magari evitando le continue trasferte negli ospedali per poter curare i detenuti o fare gli esami. Potenziando le infermerie carcerarie per esempio. O facendo decollare le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), che hanno preso il posto degli Ospedali  Psichiatrico Giudiziari. La Commissione concordava almeno per quanto riguarda almeno gli aspetti sanitari, di intervenire il prima possibile, per superare il fenomeno dei malati psichiatrici in carcere.

Per ulteriori approfondenti:

Carceri: rischio suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria

Un mondo senza carceri

 

 

 

 

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