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CARENZA DI SCORTE E PREMI AI DIRIGENTI: E’ L’EFFETTO DELLA COMPLETA PRIVATIZZAZIONE DEL SISTEMA SANITARIO LOMBARDO

Suscita scalpore e rabbia lo scoop dell’Espresso con il quale si è scoperto che la Regione Lombardia nel 2019 ha indicato come obiettivo aziendale la riduzione delle scorte di reagenti nei laboratori di analisi a fronte di un premio di produzione da erogare ai direttori che raggiungevano l’obiettivo. Con il risultato che all’occorrenza siamo rimasti senza materiale per fare i tamponi come del resto DPI e altro. Tutto questo non è un errore ma risponde ad una precisa logica politica che vede nella sanità un business e non un sistema a protezione della nostra salute. In un mondo ideale avremmo un sistema giudiziario ben strutturato ma a cui nessuno ricorre perché viviamo in armonia e un sistema di difesa a prova di qualsiasi sortita nemica senza che venga mai usato. In Svizzera tutti hanno un posto in un rifugio atomico con scorte alimentari per 10 anni che nessuno ha mai usato. E allora perché in Regione Lombardia si ottimizza sui reagenti? Perché la Regione ha parificato la sanità pubblica a quella privata per legge (unico caso in Italia) e il metro di paragone è l’efficienza economica e non la cura del paziente. E’ chiaro che se punti sulla concorrenza e sul prezzo delle prestazioni, ottimizzare diventa un obbligo con il risultato che la sanità diventa una catena di montaggio e non un sistema di cura. In competizione tra loro strutture pubbliche e private si concentrano solo su quelle attività a maggiore valore aggiunto (in particolare il privato godendo anche di una certa protezione in ambito politico), con la conseguenza del completo abbandono della prevenzione e della sanità territoriale. Con le conseguenze che abbiamo visto con il COVID. E’ evidente che fare un intervento chirurgico (per esempio i parti cesarei sono prevalenti nel privato) ha un effetto diretto sul bilancio aziendale, mentre ridurre obesità con stili di vita più sani non porta un beneficio economico diretto. La privatizzazione della sanità non è solo un problema di “proprietà” dei fattori della produzione, ma anche di metodo organizzativo. Il sistema sanitario lombardo è ormai completamente privatizzato nel metodo e parzialmente privatizzato nella proprietà degli enti erogatori. Salvo che la completa privatizzazione è strumentale anche ad un preciso disegno politico: assegnare l’erogazione dei servizi sanitari esclusivamente ai gruppi privati come negli USA. Per arrivare alla completa sostituzione del sistema pubblico con quello privato, non basta una legge “truffa” come la 23 del 2015 o l’enunciazione di un principio politico sulla equiparazione tra pubblico e privato ma occorre anche impegnarsi a disorganizzare il sistema pubblico secondo un preciso disegno scientifico. Come noto i gruppi multinazionali accentrano gli acquisti e hanno un sistema informativo unico per tutti i paesi del Mondo. A livello nazionale abbiamo CONSIP e in Lombardia abbiamo ARIA, ma per fare i contratti con gli ospedali privati in Lombardia la competenza è delle ATS che hanno evidentemente un potere contrattuale ridotto e parcellizzato di fronte ad un unico grosso erogatore privato spesso di livello multinazionale. Insomma per dare incarico ad un ospedale il rapporto di forza è invertito tipo Davide contro Golia, mentre quando si tratta di acquistare servizi di pulizia o la carta igienica il tutto viene centralizzato. Secondo voi non risponde ad una logica di disorganizzazione del servizio al fine di favorire il privato? In questo sistema “parcellizzato” svetta poi il fatto che ogni struttura ospedaliera pubblica ha un suo sistema informativo diverso. Questo in passato ha comportato mancate riconciliazioni contabili tra Regione e enti ospedalieri per ben 960 milioni di euro (sanate nel 2019). Una struttura che si dimentica partite contabili per un miliardo come pensate che possa sapere quante mascherine ci sono in magazzino e quanti reagenti servono? E’ evidente che il virus ha colto impreparato un sistema che era già di per sé “ammalato”. Naturalmente nessuno per esempio valuta i direttori sullo sviluppo della medicina territoriale con le istituzioni di PRESST e UCCP. Perché è chiaro che l’interesse del Governatore lombardo è di lasciare la sanità lombarda senza benzina e con le gomme sgonfie e far prendere ai lombardi il costoso taxi della sanità privata. Siamo sicuri che il “tassista” sarà molto riconoscente con i politici per questo “aiuto”.

https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/05/08/news/delibera-lombardia-tagli-1.348029?preview=true&fbclid=IwAR2XL2fFXklllAWN8eYFG_KndoU6jAQBI9V5BvGCi9pot5HYnNTb5rxrRtk

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