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IRCSS MONZA: UN ESEMPIO DI COME IL PRIVATO CONDIZIONA LA SANITÀ PUBBLICA

Quando Draghi ha nominato la ministra Cristina Messa alla Ricerca Scientifica, la prima cosa che ho pensato è che per far diventare IRCSS il San Gerardo di Monza l’affare si era concluso.

Monzese di nascita e milanese di adozione, era rettore dell’Università Bicocca e insegnante presso il San Gerardo. La prima persona con cui ho avuto un confronto circa l’idea di proporre alla Ministra Grillo di fare del San Gerardo un IRCSS, è stata la professoressa Messa.

Il problema si presentava in relazione alla presenza della Fondazione per il bambino e la sua mamma. Da un punto di vista scientifico, la sperimentazione tramite la fondazione aveva una grande validità; questo tuttavia costituiva un ostacolo alla realizzazione di un IRCSS, in quanto ciò avrebbe comportato la necessità di assumere più dipendenti e avrebbe ridotto la Fondazione a mero ente caritatevole.

Ho proposto all’allora assessore Gallera di applicare il Decreto Calabria, in accordo con l’allora ministra della Salute Giulia Grillo, al fine di far passare i dipendenti alla ASST. La proposta è stata ovviamente bocciata dal Consiglio Regionale.

Un altro tentativo posto in essere dalla Fondazione per condizionare la nascita dell’IRCSS è stato quello di diventare socio fondatore, ma la cosa si è rivelata inammissibile, dal momento che si tratta di un ente privato. La normativa prevede che gli IRCSS siano o pubblici o privati: non essendo prevista la forma ibrida, inevitabilmente si doveva risolvere la sperimentazione della Fondazione (oltre a ripianarne la situazione debitoria) assorbendo tutte le risorse umane nell’ASST di Monza.

Il 1 Marzo 2021 ho interpellato l’attuale assessore Moratti sulla questione, al fine di ottenere un chiarimento. A luglio non era arrivata alcuna risposta, pertanto ho chiesto all’Assessore di rispondere oralmente in Commissione. Ad oggi, tuttavia, non mi è ancora stata fornita alcuna risposta. Ci troviamo quindi alla vigilia della discussione sulla riforma della Legge sanitaria regionale con un grande insegnamento: il privato è sempre privato, sia che si tratti di una Fondazione senza scopo di lucro che di una Società per Azioni.

Il privato, quando mette piede nella Sanità, condiziona inevitabilmente la vita politica e cerca di dirigere a proprio vantaggio l’attività amministrativa. Senza nulla togliere al rilievo scientifico dell’attività della Fondazione, il ruolo del privato nella sanità lombarda e il mortale abbraccio con la politica condizionano quotidianamente le scelte e non sempre in maniera positiva.

Spero che si rifletta su questa vicenda, che si possa fare chiarezza su quanto accaduto e che in sede di riforma si possa correggere il tiro. Alla prossima pandemia ci si augura che non si risponda ancora con le eccellenze ospedaliere (private), lasciando completamente soli i medici di base a combattere contro il virus.

admin

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